Hai mai sentito parlare di Nora, la nuova assistente virtuale di Hub Scuola?

HUB Scuola è la piattaforma per la didattica digitale più grande d’Italia nata nel 2017 dall’integrazione delle piattaforme digitali di Rizzoli Education e Mondadori Education. In questo spazio i contenuti digitali arricchiscono l’offerta del libro di testo e favoriscono una didattica interattiva sempre più stimolante.

Mai come in questo periodo storico le piattaforme digitali e l’utilizzo di metodi didattici innovativi sono diventati necessari in ambito scolastico. È facile che in questo contesto sia studenti che docenti abbiano bisogno di una guida nello svolgimento delle tante attività offerte da queste soluzioni. Al suo milione d’iscritti è venuta in soccorso Nora, l’assistente virtuale in grado di guidarli in tutte le fasi del loro lavoro, dall’attivazione dei libri alla scoperta delle applicazioni HUB Kids e HUB Young.

Come Nora aiuta studenti e docenti

Nora non è solo in grado di rispondere alle domande riguardanti il mondo HUB Scuola poste tramite il linguaggio naturale, ma propone percorsi guidati per raggiungere velocemente le informazioni più richieste: con un albero conversazionale semplice ed efficace, gli utenti possono accedere in pochi click alle tematiche più richieste, ad esempio:

  • dove trovare i codici per l’attivazione dei libri e come procedere per attivarli;
  • dove trovare i libri digitali e i rispettivi contenuti integrativi;
  • informazioni su HUB Kit e le sue funzionalità;
  • dettagli riguardo i portali disciplinari con riferimento alle risorse per la creazione di percorsi didattici originali;
  • informazioni su come recuperare le credenziali o creare una nuova password.

Nora, inoltre, svolge anche un’importante funzione di tutorial bot. A questo scopo non assolve solo tramite un approccio strettamente conversazionale, ma anche interagendo attivamente con il sito ospitante. Grazie alle API esposte dal chatbot e alla funzione di dispatchevent, infatti, in determinati punti del flusso conversazionale Nora invia al sito degli eventi specifici, che innescano un particolare comportamento sulla piattaforma, quale l’evidenziazione di un campo o l’apertura di un pop-up. Attraverso l’utilizzo di dispatchevent l’assistente guida l’utente a svolgere le seguenti azioni:

  • attivare i volumi tramite codice PIN o SIAE
  • qualificare il profilo dei docenti
  • aiutare nella fase di registrazione
  • guidare nel recupero della password
  • aiutare a trovare il bottone per cancellarsi dalla newsletter

Questo tipo di interazione con la piattaforma è solo uno dei tanti esempi di come tra agenti conversazionali e siti ospitanti si possa passare da una situazione di mera compresenza a un rapporto di stretta complementarietà. Per Heres, questa rappresenta sicuramente una delle strade più interessanti da percorrere nello sviluppo di un agente conversazionale.

Grazie anche all’integrazione con i sistemi gestionali di Mondadori Education e Rizzoli Education, in particolare Zendesk, Nora accompagna l’utente nel mettersi in contatto con il Servizio Clienti, nel caso in cui la problematica riscontrata richieda il supporto di un operatore umano. Sei curioso di vedere Nora in azione? Ecco un esempio di quello che è in grado di fare:

Risultati e prospettive future

Dal Go live avvenuto il 6 maggio 2021, al 31 ottobre, sono state registrate 41.752 mila conversazioni, con una media di pio live avvenuto il 6 maggio 2021, al 1 aprile, sono state registrate 235.961 mila conversazioni, con una media di più di 658 conversazioni al giorno. Attualmente gli utenti che maggiormente si servono dell’aiuto di Nora sono studenti (più di 75.119) mentre il numero di docenti che utilizza questo servizio si aggira intorno a 32.997. Nel periodo di riferimento il chatbot ha aiutato il Servizio Clienti a gestire e organizzare 13052 ticket. Questa nuova gestione facilita notevolmente il lavoro degli operatori che si trovano a disposizione tutte le informazioni, precedentemente raccolte da Nora, utili alla risoluzione delle problematiche.

Attraverso il monitoraggio delle conversazioni svolto dai Conversation Designer di Heres in collaborazione col team di Mondadori Education e Rizzoli Education, le prestazioni di Nora sono in costante miglioramento. Inoltre, grazie al machine learning, il Conversational Agent impara dalle conversazioni effettuate, migliora la capacità di comprendere richieste complesse e amplia progressivamente il numero di risposte che può fornire. La sfida più importante sarà mantenere Nora aggiornata sulle future esigenze degli utenti. Per Heres, infatti, il Go live non è mai la fine di un progetto ma l’inizio della sfida più bella.

Ruoli e responsabilità del Conversation Designer

Si chiamano sistemi intelligenti, ma nessuna tecnologia sarebbe in grado di funzionare senza il supporto dell’essere umano. Questo è il segreto che si cela dietro agli assistenti virtuali, tecnologie dotate di intelligenza artificiale che parlano la lingua degli umani per aiutarci a gestire gli acquisti nel carrello, ricercare le informazioni di cui abbiamo bisogno su un sito web o compilare in automatico i form per richiedere assistenza. Sono cose che riesce a fare una macchina, completamente da sola? Ovviamente no.

Come fa allora un chatbot a comprendere la nostra lingua e a rispondere come farebbe un essere umano? La risposta è semplice: dietro ogni sistema virtuale c’è il minuzioso lavoro dei Conversation Designer, veri e propri architetti delle conversazioni virtuali che cercano di fornire, appunto, una voce il più umana possibile all’agente conversazionale.

Conversation Designer: chi è e cosa fa

Alla base di qualsiasi interazione o conversazione c’è la capacità di comprendere senza ambiguità e di rispondere in modo coerente al proprio interlocutore. La comunicazione tra umani e chatbot non fa differenza. Un chatbot comprende i messaggi grazie alle tecnologie NLU che analizzano e interpretano il linguaggio naturale usando complessi algoritmi di machine learning. I Conversation Designer sono proprio quelle figure specializzate nella costruzione di flussi conversazionali che devono essere il più naturali e fluidi possibile. In qualità di linguisti computazionali, si occupano del training degli algoritmi, alimentati con set di possibili domande, chiamate tecnicamente “User Says”, che la macchina utilizza come esempi da seguire per fornire le risposte corrette all’utente. Ai Conversation Designer è affidata la gestione della componente NLU di un chatbot, ovvero l’elaborazione degli input che arrivano al sistema per permettere al chatbot di comprendere le richieste degli utenti, e la progettazione dei flussi conversazionali, ovvero la mappatura delle domande, delle risposte e delle informazioni che compongono il perimetro di argomenti che ogni utente potrà trovare nella chat di conversazione ogni volta che chiederà di parlare con il chatbot.

Che cosa fa un Conversation Designer nello sviluppo di un chatbot

Ecco come lavora il nostro team di Conversation Designer v e quali sono le responsabilità che deve assumersi per costruire una conversazione virtuale che rispetti le aspettative degli utenti.

  1. Ascoltare i bisogni del Cliente (listening)

La prima fondamentale competenza nello sviluppo dei progetti è senz’altro quella di calarsi nel contesto specifico del Cliente per capirne a fondo le esigenze e trovare la soluzione conversazionale più adatta. Nelle prime fasi infatti l’approccio utilizzato del team di Heres è molto simile a un progetto di User Experience: si coinvolge il cliente in un Assessment Interview allo scopo di individuare le criticità dell’assistenza assistenza attuale, gli obiettivi che si vogliono raggiungere con l’inserimento di un chatbot e il target di utenti che lo utilizzerà. Dal briefing, il team analizza i bisogni emersi, la knowledge base già presente sui touch point del Cliente e tutti i materiali utili alla costruzione del flusso comunicativo. Tutto questo lavoro iniziale è proprio quello che contraddistingue gli agenti conversazionali Enterprise dai cosiddetti “Do it your self”, ovvero chatbot “no code” dove al Cliente è richiesto un grande sforzo di creazione di domande e risposte senza possibilità di grandi personalizzazioni nei task che il chatbot deve eseguire.

  1. Capire le esigenze dell’utente (recognising)

Cosa vuol dire dare una voce a un chatbot? Significa curarne la componente comunicativa, cioè fornire all’utente la risposta che cerca, coinvolgendolo in un dialogo piacevole e scorrevole. Il team di Conversation Designer , specializzato nella costruzione di agenti conversazionali personalizzati e proattivi, ha individuato tre passaggi fondamentali nella costruzione di un agente conversazionale di successo: comprendere cosa chiede l’utente, guidarlo verso la giusta risposta e personalizzare l’esperienza finale. Come in ogni conversazione che si rispetti, il primo principio da rispettare è quello del saper ascoltare e, soprattutto, comprendere di cosa si sta parlando. Anche nei sistemi virtuali, infatti, capire le esigenze degli utenti è di primaria importanza se si vuole che il proprio chatbot abbia successo. Ma individuare l’intento corretto dell’utente, non è un compito semplice. Questo perché, sebbene le tecnologie NLU (Natural Language Understanding) possono effettuare un’analisi semantica, sintattica, fonetica e morfologica degli enunciati scritti e orali, il passaggio da comprensione a pragmatica rimane una vera sfida. Poiché le lingue umane sono formalmente complesse e altamente dipendenti dal contesto, una richiesta può essere espressa in così tanti modi diversi e ambigui che spesso è piuttosto improbabile riuscire a mapparli tutti, anche per l’essere umano.

I Conversation Designer, tuttavia, cercano di trovare delle somiglianze replicabili all’infinito (chiamati pattern) nelle richieste degli utenti e di alimentare gli algoritmi di NLU con esempi che possano aiutarli ad associare una precisa richiesta a una determinata risposta. Per farlo possono essere necessarie diverse azioni da parte del Conversation Designer, come quello di concentrarsi di più su uno o un altro dei livelli di analisi linguistica, di utilizzare una piattaforma di NLU proprietaria o, come nel caso nostro di affidarsi a uno o più motori linguistici tra i più conosciuti come Google Dialogflow.

  1. Guidare l’utente nella conversazione (answering)

La seconda fase della pianificazione di una conversazione è la progettazione dei flussi che guideranno l’utente verso tutte le risposte presenti nella knowledge base. Per cominciare, il Conversation Designer ha il compito di costruire la conversazione attraverso due modalità: creando risposte semplici o workflow di risposta profondi multi step e parametrici alle domande spontanee dell’utente e guidandolo lungo percorsi specifici con suggerimenti automatici e bottoni a scelta multipla. La combinazione di questi metodi in una stessa conversazione garantisce una migliore esperienza conversazionale.

Ecco che, in questa fase, i Conversation Designer pianificano dei percorsi strutturati ad albero sulla base di un’attenta analisi del dominio e degli argomenti specifici gestiti dal chatbot. Possono inoltre personalizzare queste risposte sulla base di fattori esterni, quali la pagina del sito in cui ci si trova o il momento del giorno o dell’anno, e altri fattori come le anagrafiche e abitudini dell’utente, la lingua, l’età, il numero di ordini o di acquisti frequenti. Questi dati possono essere richiesti al momento della conversazione tra utente e sistema virtuale o richiamati da gestionali utilizzati per la marketing automation.

Immagine della chat di Heres

E se il chatbot non capisce subito l’intento dell’utente? I Conversation Designer hanno pensato anche a questo prevedendo percorsi di routing delle conversazioni personalizzati per guidare l’utente scalando a un secondo livello di assistenza umano.

  1. Rendere unica la personalità del chatbot e l’esperienza finale (entertaining)

Meglio un assistente automatico formale o informale? Serio o spiritoso? Rispettoso o ironico? L’utente preferirà un linguaggio forbito e altisonante o uno slang semplice e diretto? Un chatbot dovrebbe fornire soluzioni concise e pragmatiche o intrattenere con battute di spirito ed estrosi giri di parole? Il tone of voice di un agente conversazionale dipende naturalmente in larga parte dal brand coinvolto e dal target di utenti a cui ci si rivolge. Fondamentale è la capacità di dotare il chatbot di una personalità vicina a quella del brand: il chatbot è infatti in prima linea nella relazione con i clienti del brand presentandosi come assistente di primo livello sui touch point dedicati del Cliente. Scrivere le conversazioni di un chatbot non significa, però, solo far sì che la grammatica sia corretta, il tono appropriato e la scelta lessicale accurata, ma anche giocare con le parole, con gli standard culturali e con la conoscenza condivisa, affinché le risposte del chatbot sembrino il più naturali possibili per dare all’utente un’esperienza conversazionale unica e personalizzata.

Ma qual è il miglior modo di costruire una conversazione virtuale?

La verità è che non esiste una UX conversazionale perfetta, ma solo Conversation Designer perfettamente flessibili che sappiano modellare un chatbot sulle esigenze dei clienti e degli utenti finali. Quella del Conversation Designer, inoltre, è una figura nata solo da qualche anno, per cui l’unica vera regola per diventare un professionista delle conversazioni virtuali è provare e riprovare, imparando dall’esperienza e dai feedback degli utenti, al fine di individuare la user experience più soddisfacente. Per quanto concerne la formazione sono figure che incrociano le competenze umanistiche con le competenze tecniche in particolare quelle di linguistica computazionale. Hanno una Laurea in Discipline Umanistiche, preferibilmente in Digital Humanities e Digital Knowledge e posseggono conoscenze in ambito di Linguistica Computazionale, principi di UX Design e Agile Project Management. Le competenze trasversali sono sicuramente la passione per il mondo Digital e l’attitudine all’uso di strumenti informatici, grande creatività, Problem Solving e propensione a lavorare in team.

Dal caseificio alla tavola, passando per Pierre

Con l’obiettivo di valorizzare il prodotto e fornire ai caseifici produttori un canale di vendita orientato al consumatore finale e ai professionisti, il Consorzio del Parmigiano Reggiano ha avviato il suo primo eCommerce per acquistare il famoso formaggio dalle mani di chi lo produce. Con un volume di produzione di 3,94 milioni di forme nel 2020 e il nuovo canale di vendita, il Consorzio si è trovato ad affrontare una mole di richieste di customer service non indifferente già dai primi giorni di vita dello shop online.

Quale miglior aiuto di un collega virtuale a disposizione sette giorni su sette, capace di attingere ai dati e alle informazioni contenute nella knowledge base aziendale per azionare conversazioni personalizzate e dalla grande profondità operativa?

Da qui nasce la collaborazione tra Heres e il Consorzio con l’obiettivo di supportare e automatizzare i processi aziendali e migliorare la Customer Experience.

L’unione perfetta tra customer service e Marketing Automation

Alle normali richieste di assistenza clienti, l’agente di AI Conversazionale pensato per il Parmigiano Reggiano unisce una Customer Experience disegnata per dare valore aggiunto alla Marketing Automation già impiegata dal Cliente. Adesso il servizio clienti è più efficiente e veloce e i clienti più soddisfatti di prima. PiErre è infatti in grado di diminuire le segnalazioni scalate al secondo livello e rispondere subito alle domande più richieste, come lo stato dell’ordine, i costi e i tempi di spedizione. Inoltre, aiuta i clienti a scoprire tutte le caratteristiche del prodotto e li guida verso il formaggio perfetto per ogni palato.

chatbot per marketing automation di parmigiano reggiano

Un Marketing Automation ancora più smart e personalizzata!

Il chatbot per il Marketing Automation è pensato però per andare oltre il semplice supporto che gli utenti di un eCommerce si aspettano. La parola d’ordine in questo caso è “proattività“: grazie all’integrazione con l’eCommerce e il CRM, “PiErre” interviene in tutto il customer journey per fornire assistenza e ottimizzare il tasso di conversione in maniera davvero smart. Sono tante le attività che l’agente è in grado di svolgere in totale autonomia attivandosi con messaggi personalizzati sulla base delle azioni effettuate dall’utente sullo shop:

  • Lead generation & enrichment: raccolta e arricchimento dei dati della customer base.
  • Up selling: proposte di up selling sui prodotti del caseificio inserito a carrello.
  • Alert di spedizione: avviso al mancato raggiungimento della soglia di spesa minima per la spedizione gratuita.
  • Up-selling soluzione abbonamento: proposta della sottoscrizione di un abbonamento per l’utente fidelizzato che abbia concluso almeno due ordini.
  • Indagine di gradimento sull’acquisto: raccolta di un form conversazionale compilato direttamente nella thank you page.
  • Invio contenuti personalizzati: con una modalità poco invasiva e diversificata sulla base del device, PiErre ingaggia l’utente proponendo contenuti informativi e commerciali profilati sulla base del profilo comportamentale.
chatbot per marketing automation per feedback nella thank you page

Tutti i numeri di PiErre

Nell’ultimo anno (aprile 2021 – aprile 2022) PiErre ha già sostenuto più di 5 mila conversazioni, il tutto con un tasso di correttezza del 95%! Solo 200 richieste qualificate sono state scalate a secondo livello di assistenza, segno che l’agente conversazionale è in grado di gestire la maggior parte delle richieste senza intervento da parte di operatori del Customer Service.

Ma il progetto non finisce qui! Il Parmigiano Reggiano si sa è una delle eccellenze italiane conosciute ed esportate in tutto il mondo; il progetto vedrà per l’appunto un’estensione del proprio perimetro, aprendosi all’internazionalizzazione degli acquisti. Anche il bot vedrà una sua naturale evoluzione in agente conversazionale multilingua!

Mya, un’operatrice virtuale per l’assistenza clienti di Service Trade S.P.A.

Service Trade S.p.A., operativa dal 2004 sull’intero territorio nazionale con due Hub industriali è la principale organizzazione indipendente specializzata nello sviluppo e gestione di soluzioni e servizi di assistenza tecnica e reverse logistic dedicati a tutte le tecnologie facente parte del comparto dell’ elettronica di consumo.

Un nuovo modo di fare Client Assistance

Chi non si è mai trovato nella condizione di dover richiedere assistenza per il proprio device? Dal 2004, Service Trade va incontro alle necessità dell’homo modernus prendendosi cura dei suoi dispositivi elettronici. Occupandosi di assistenza aftermarket sull’intero territorio nazionale e garantendo un’ampia gamma di servizi outsourcing, è partner scelto di molti major brands.

Con un totale di 400 mila prodotti riparati all’anno, il Client Assistance di Service Trade si trova a gestire una grande quantità di richieste sia da parte di Clienti finali privati che da parte di rivenditori.

Di fronte a queste cifre, da sempre attenta all’esigenze dei Clienti prevedendone i bisogni, Service Trade ha scelto di rafforzare il proprio servizio di Client Assistance gestito da operatori anche dell’intelligenza artificiale per rispondere a tutti i clienti che desiderano comunicare con Service Trade con i tempi che preferiscono.

Si chiama Mya, ed è l’assistente virtuale di Service Trade, fornisce supporto a tutti i suoi clienti h24, 7 giorni su 7.

Un assistente versatile e competente

Quando i clienti di Service Trade mandano in riparazione un dispositivo, vogliono poter tracciare il percorso che questo compie, dalla presa in carico del prodotto fino alla spedizione di rientro una volta terminata la riparazione. Dopo un lavoro che ha visto coinvolti i team di Service Trade e di Heres, abbiamo delineato una serie di percorsi mirati all’assistenza clienti, in particolare per quanto riguarda le modalità di invio del prodotto in assistenza e il tracciamento delle proprie pratiche. Che l’utente voglia seguire il flusso conversazionale o interagire direttamente con Mya, verrà indirizzato agevolmente nel flusso di assistenza corretto. In questo modo l’utente non perde tempo e trova immediatamente l’informazione che sta cercando.

Il widget per la ricerca dei brand facilita la selezione dei marchi gestiti da Service Trade. Basta digitare le prime due lettere e un menu a tendina mostra le corrispondenze disponibili all’interno del catalogo Service Trade.

Organizzare, razionalizzare e personalizzare

Mya non supporta solo i clienti di Service Trade che vogliono informazioni sullo stato della loro riparazione, è di grande aiuto anche agli addetti dell’assistenza clienti. Infatti, Mya tiene traccia delle diverse richieste dei clienti, le cataloga e le organizza, cosicché siano di più facile accesso al Client Assistance. Infatti, Mya cataloga le richieste in base a due attributi fondamentali: il brand e l’argomento della segnalazione dell’utente. Questo recupero agile delle informazioni facilita il lavoro e permette di generare delle statistiche utili all’organizzazione interna del Client Assistance e di supportare il Cliente ove necessario durante l’interazione con Mya.

Un’altra feature estremamente versatile è la customizzazione delle risposte del chatbot in base allo storico delle interazioni del singolo utente. Questa personalizzazione rende l’esperienza conversazionale più efficace, human-like ed in continuo aggiornamento evolutivo.

Una giovane Mya con grandi performance

Nell’ultimo anno (aprile 2021 – aprile 2022), Mya ha già gestito migliaia di conversazioni con una media di oltre 100 al giorno. Le sue prestazioni sono in costante miglioramento ma fin da subito ottimali; attualmente elabora le richieste dell’utente e risponde in modo pertinente con un tasso di correttezza del 95%.

Heres partecipa all’evento Umania 2021 organizzato da IULM ai Lab

Il 4 febbraio il nostro CEO Andrea Gabrielli parteciperà in qualità di relatore all’evento UMANIA 2021 – AI for Humanity & AI for Marketing organizzato da Iulm AI Lab – Artificial Intelligence for Business & Humanity

Sarà un incontro dedicato a esplorare l’utilizzo dell’AI per generare valore in tutte le fasi del funnel, con particolare focus su Customer Care & Experience Design.

Il nostro contributo verterà sull’Intelligenza Artificiale applicata alle Interfacce Conversazionali: presenteremo le nostre ultime novità e un caso di studio che rappresenta lo stato dell’arte della proattività conversazionale

Consulta l’agenda dell’evento.

È arrivata Sofia: il Lead Generation Assistant di eCampus

Scegliere la propria formazione significa scegliere il proprio futuro. Poche scelte, nella vita, sono determinanti quanto questa. Che si tratti della scelta della facoltà universitaria dopo la fine delle superiori, di un master che impreziosisca il proprio curriculum o di un cambio di rotta a carriera avviata, questa decisione segna in ogni caso un importante punto di svolta.

Questo rende la formazione uno dei prodotti più complessi sul mercato: ciò che si vende e si acquista è, in un certo senso, il proprio avvenire.

I campi su cui si gioca questa decisiva competizione sono i più vari: dall’offerta formativa, alla logistica, dalla flessibilità al supporto nello studio, dai contatti col mondo del lavoro alla convenienza economica.

eCampus è sicuramente leader di una particolare fetta del mercato italiano, quella delle Università Online.

Non potendo contare su un bacino garantito di utenti basato sulla prossimità geografica, è quasi superfluo sottolineare come la lead generation, intesa come fase di presa di contatto, si tra le più cruciali del suo modello di Business.

È sicuramente necessario che la lead generation sia a tutto campo, costante, attiva 24/7. Ma, date le peculiarità del prodotto e il modo in cui vi si approcciano gli utenti, un approccio piatto e standardizzato rischia di non pagare, sia in termini di customer satisfaction (l’utente non ama dover aspettare per avere un qualsiasi tipo di risposta), sia in termini di lead qualification, in quanto è nell’interesse dell’azienda predisporre che vengano scalati al secondo livello di gestione (quello umano), solo i lead davvero significativi.

Un chatbot, con la sua profondità conversazionale e la possibilità di personalizzazione del percorso sulle specificità dell’utente, è apparso presto come un modo per unire queste due esigenze. È nata quindi Sofia, l’assistente virtuale dell’università eCampus.

Vi presentiamo Sofia

Sofia è presente sia sulla pagina facebook di eCampus, tramite l’integrazione col canale Facebook Messenger, sia sul sito istituzionale della Digital School, uno dei numerosi brand dell’azienda. A seconda del punto di accesso l’assistente virtuale si aspetta quindi un tipo di utenza diverso per motivazioni, esigenze e conoscenza pregressa del brand. Per rispondere al meglio alla differenziazione del target, Sofia accoglie quindi l’utenza in chat in maniera differenziata a seconda del canale di accesso.

Lead generation per Digital School

Sul sito della digital School Sofia propone fin da subito di approfondire l’offerta del brand navigando tra i principali topic di interesse o fornendo i propri dati per essere ricontattati da un operatore.

La Lead Generation sul sito di Digital School è infatti rivolta ad utenti molto motivati e presuppone un’interazione veloce e focalizzata.

Lead generation per Facebook

Su Facebook l’utenza che interagisce con Sofia è ampia e variegata da tutti i punti di vista: ad utenti con le idee chiare sul tipo di corso desiderato e con un certo grado di conoscenza pregressa del brand si affiancano utenti che si approcciano per la prima volta a eCampus e che hanno bisogno di essere guidati nella scelta del percorso formativo più adatto.

Per questo Sofia offre loro diversi tipi di percorsi conversazionali:

  1. Richiesta diretta di informazioni su un corso, una facoltà, un servizio.
  2. Navigazione guidata nell’offerta formativa di ciascuna facoltà.
  3. Percorso di orientamento tramite test conversazionale, ispirato al paradigma RIASEC. Il test è disponibile in due versioni: una breve (6 domande) e una lunga (18 domande)
  4. Percorso di navigazione guidata dedicato a chi vuole riprendere un percorso di studi interrotto, con la possibilità di vagliare la possibilità di recuperare crediti già acquisiti.

L’incentivo per la Lead Generation

Come abbiamo ampiamente trattato nel white paper dedicato alla lead generation conversazionale, il maggior incentivo per l’utente a condividere i suoi dati è il poter ricevere, real time o in differita, un adeguato reward. Nel caso di eCampus il reward è, come è facile intuire, di tipo prettamente informativo e può assumere varie forme:

  1. Documento informativo da poter scaricare direttamente in chat: lasciando i dati infatti Sofia fornisce all’utente un pdf contenente il piano di studi del corso e le informazioni relative ai costi. Tali informazioni sono sì presenti nel sito istituzionale di eCampus, ma sono assenti dalle landing pages sponsorizzate, che costituiscono il più immediato punto di accesso all’offerta. Il poter ottenere queste informazioni rappresenta quindi un discreto valore aggiunto.
  2. Contatto diretto da parte di un operatore umano
  3. Valutazione dei crediti pregressi

Raccolta e storage dei dati

L’acquisizione dei dati del lead presenta tutti i vantaggi di un approccio conversazionale, senza che ciò infici minimamente il loro storage in un database strutturato e di agile consultazione.

Tramite la sezione “form” della console di Heres tali dati vengono infatti salvati in un database dedicato, che prevede:

  1. Possibilità di settare filtri personalizzati per tipo di campo
  2. Possibilità di impostare un lead workflow
  3. Funzionalità di export in formato csv

Risultati, prospettive ed evolutive

Dalla data del go live, 4 novembre 2020, a fine Marzo 2022, Sofia ha generato più di 1700 lead.

Le prospettive di espansione sono varie e sfidanti: il Conversation Designer di Heres e il Marketing Team di eCampus lavorano fianco a fianco per migliorare giorno dopo giorno l’agente virtuale!

Essendo Ecampus una realtà conosciuta anche al di fuori del panorama italiano, i primi miglioramenti apportati hanno avuto come scopo principale quello di ampliare il numero di lingue comprese dal bot, in particolare permettendo agli utenti che scrivono in lingua inglese o spagnola di aprire una segnalazione nella propria lingua per poter essere ricontattati.

Inoltre, è stata migliorata la comprensione dell’agente conversazionale per i casi in cui gli utenti chiedano di corsi non gestiti da Ecampus consigliando e proponendo corsi simili presenti nel catalogo.

Il chatbot viene costantemente monitorato, oltre il 94% delle conversazioni sono stata analizzate per permettere un miglioramento costante! 

Scopri di più sulla nostra soluzione di Lead Generation scaricando il white paper.

La human escalation dei nostri chatbot diventa ancora più “umana” grazie a Bandyer

Stiamo assistendo a un profondo cambiamento nel rapporto tra il fisico e il virtuale. La distinzione tra lo spazio fisico e lo spazio online viene ad assottigliarsi man mano che il digitale viene integrato nella nostra quotidianità e la relazione con il brand avviene sempre di più attraverso una molteplicità di canali. Tanto che oggi risulta normale visitare virtualmente un negozio dal proprio smartphone o chattare con un bot e finalizzare un acquisto. La sfida per l’attenzione e la soddisfazione dei clienti si gioca tutta sul terreno della Customer Experience: non basta più vendere prodotti o servizi di valore, ma è soprattutto l’esperienza che il cliente fa con il brand a determinarne il successo. Le aziende che si distinguono sono quelle che creano valore per i propri consumatori supportandoli in ogni fase del customer journey.

La collaborazione con Bandyer

In questo contesto, l’umanizzazione del contatto e la continua conversazione con il consumatore sono fondamentali. In Heres infatti crediamo fortemente nel cambio di paradigma verso un’azienda sempre più Human-AI; per questo abbiamo dotato la nostra tecnologia di strumenti per lo human handover e abbiamo da subito integrato le principali piattaforme di messaggistica e customer service. Oggi siamo particolarmente orgogliosi di annunciare la nuova partnership con Bandyer che si colloca proprio nel mezzo di questo processo e che allarga ulteriormente il potenziale dei nostri assistenti virtuali.

Bandyer nasce infatti per semplificare e migliorare l’interazione tra aziende e clienti, e lo fa grazie a una tecnologia WebRTC unita a delle REST API, che supera ogni barriera tecnica e permette di inserire all’interno di qualsiasi sistema aziendale un canale di videocomunicazione versatile, semplice e immediato. Le parole d’ordine sono facilità d’integrazione, immediatezza d’uso, sicurezza e fidelizzazione dei propri clienti.

In cosa consiste l’integrazione

Con questo nuovo servizio, la tecnologia di Heres si evolve: la human escalation, che prevedeva solamente un’assistenza di tipo testuale, ora diventa pienamente immersiva grazie alla possibilità di attivare una videochiamata all’operatore. Lato utente la facilità d’uso è totale grazie all’integrazione della videochiamata direttamente dalla chat.

Attivare la feature è davvero semplice grazie al connettore plug&play già disponibile per tutti i nostri clienti: basta cliccare un bottone all’interno della chat per avviare una videochiamata con il primo operatore disponibile. L’integrazione avviene in modalità seamless, senza barriere software, fornendo un link diretto alla soluzione Bandyer.

Quali sono i vantaggi?

Le applicazioni sono davvero tantissime e adatte a ogni dominio ed esigenza. Un Dominio ideale è quello del Conversational Commerce, dove una conversazione con il chatbot per la discovery di prodotti e servizi si può trasformare in una video call con il personale di reparto: una esperienza completa e seamless dal personal shopper virtuale al video personal shopper umano.

Webchat proprietaria con integrazione a bandyer

In conclusione, la partnership tra Bandyer ed Heres avvicina il consumatore finale al brand, garantendogli un’esperienza ottimale e di valore, anche grazie alla nuova tecnologia che vede impiegati i Google Glasses per un’esperienza davvero immersiva.

Stella: il bot che aiuta Gottardo a mantenere il distanziamento sociale in azienda

Con le sue 3 insegne e gli oltre 700 punti vendita, Gottardo ha dovuto fronteggiare tutti i problemi logistici e gestionali che il Covid-19 ha posto alle grandi aziende. Nel farlo, ha trovato nel chatbot un valido alleato.

La gestione delle risorse all’epoca della pandemia

Ormai abbiamo familiarizzato a tal punto col concetto di “distanziamento sociale” che ci sembra che esso abbia sempre fatto parte del nostro universo cognitivo. Eppure, fino a poco meno di un anno fa, nessuno avrebbe detto che l’organizzazione degli spazi destinati alle attività sociali, di qualsiasi natura esse fossero, sarebbe stata condizionata da un fattore nuovo, che si sarebbe andato ad aggiungere ai più classici criteri di funzionalità e comodità: la necessità di garantire tra una persona e l’altra uno spazio tale da minimizzare il rischio di trasmissione aerea del Sars Covid-19. Ogni azienda ha dovuto riorganizzare internamente i suoi spazi e le sue risorse per rispettare questo principio e ha dovuto farlo in tempi brevissimi.

Tra le varie misure, Gottardo si è trovata a dover stabilire una capienza massima per ogni sua sala riunione e a garantire che complessivamente in azienda non si superassero mai i 10 esterni presenti contemporaneamente.

Se già stabilire queste regole ha sicuramente richiesto un’analisi non banale, ancor più problematica è stata la questione di come garantirne il rispetto: era sicuramente impensabile che i singoli dipendenti, trovandosi a dover prenotare una sala riunione, ricordassero a memoria le capienze di ogni sala e controllassero se gli esterni che intendevano coinvolgere, se sommati a quelli invitati dai loro colleghi in eventuali riunioni concomitanti, non andasse a eccedere il numero massimo di esterni permesso.

L’esigenza di automatizzare il processo appariva dunque ovvia fin da subito. Assai meno ovvia era invece l’idea di farlo tramite un chatbot.

Una segretaria virtuale per tutti i dipendenti

A far propendere per il chatbot sono state alcune delle caratteristiche intrinseche delle interfacce conversazionali in generale e del prodotto Heres in particolare.

Nello specifico:

  1. I chatbot sono strumenti basati su un’interfaccia (la chat) e un mezzo di comunicazione (il linguaggio naturale) a cui l’utente è abituato e che quindi non necessitano di un training specifico, cosa che invece, seppur a un livello minimo, richiederebbero plugin o applicazioni.
  2. I chatbot di Heres sono integrabili con qualsiasi piattaforma o tecnologia che esponga delle API: la lettura di un calendario sale e l’applicazione di una serie di controlli e filtri sui dati ricevuti è perfettamente in linea con lo scope del prodotto.

È nata quindi Stella, che, come un’efficientissima segretaria, raccoglie le esigenze dei dipendenti Gottardo e propone loro le sale e gli slot di disponibilità più convenienti, grazie all’integrazione con Microsoft Exchange.

Prenotare una sala

Come prenotare una sala con Stella? Semplicissimo! Come con una segretaria in carne ed ossa occorre:

  1. Specificare per quanti partecipanti (interni ed esterni) e per quanto tempo serve la sala
  2. Specificare criteri di ricerca o preferenze aggiuntive come data, fascia oraria, necessità di attrezzatura specifica o predilezione per una data sala
  3. Scegliere uno slot di disponibilità tra quelli presentati dall’assistente, già selezionati in base ai requisiti di capienza e presenza di esterni stabiliti dall’azienda.
  4. Specificare eventuali titolo e descrizione dell’evento
  5. Scaricare il file ics già compilato, caricarlo su outlook e aggiungere i partecipanti

L’assistente virtuale è in grado di estrarre i dati utili da una richiesta formulata in linguaggio naturale e di porre solo le domande strettamente necessarie a recuperare i dati mancanti, senza che l’utente sia obbligato a seguire un percorso rigido e vincolato come la compilazione di un form.

Stella è solo uno dei mille modi con cui un chatbot può supportare le aziende nella gestione dell’emergenza Covid-19 e, in generale, nella logistica e nella gestione delle risorse.

Live il primo bot di Heres su Telegram!

La popolare piattaforma di messaggistica sta prendendo sempre più piede anche grazie alla sua versatilità e a strumenti quali i canali e, appunto, i chatbot.

Il fatto che la piattaforma sia in ascesa anche nel nostro paese è evidente: nel secondo semestre del 2019 gli utenti italiani sono stati ben 10,9 milioni, il 59% in più rispetto all’anno precedente (dato di InsideMarketing). E ad aumentare non sono solo gli utenti privati, ma anche le aziende che ne fanno un valido strumento di comunicazione interna.

Un taskbot su telegram

Se la tipologia più diffusa di chatbot su Telegram è sicuramente il command-bot, ovvero il chatbot basato su comandi, facile da implementare per chiunque, molto meno diffusi sono sicuramente i Task-bot, che uniscono alla comprensione del linguaggio naturale un’elevata profondità conversazionale e la capacità di svolgere task complessi grazie all’integrazioni con sistemi di terze parti.

Quello che abbiamo fatto è portare sul canale Telegram il Task-bot di Heres completo di tutte le sue feature distintive, automaticamente adattate alla piattaforma di messaggistica grazie al connettore nativo. Tramite Telegram è infatti possibile gestire entrambe le modalità d’interazione previste dalla nostra chat: NLP (interazione in linguaggio naturale) e wizard (navigazione guidata tramite quick reply). A differenza del suo concorrente Whatsapp, infatti, Telegram gestisce le quick reply (i “bottoni” che consentono la scelta tra più opzioni), con una veste grafica comoda e intuitiva sia da desktop sia da mobile.

Chatbot per dpv su telegram

Perché Telegram

Perché scegliere Telegram tra i canali su cui portare un chatbot? Ecco una serie di ottime ragioni:

  • Versatilità: il canale dà accesso a tutte le principali features della chat di Heres, sia da desktop sia da mobile, su tutti i tipi di dispositivo.
  • Comodità: l’applicazione di Telegram è un’ottima scelta per chi desidera che il proprio chatbot sia sempre a portata di mano dei suoi utenti
  • Adatto a servizi B2B: l’integrazione del chatbot su Telegram si è già rivelata essere una scelta estremamente valida come servizio B2B! In particolare nel campo delle field operations, infatti, l’esigenza di essere connesso ai servizi aziendali senza dover accedere alla intranet o ad applicazioni custom è quanto mai rilevante.

Insomma, non ci sembra esagerato affermare che, se certamente Telegram è un volano di diffusione dei chatbot, probabilmente la facilità d’integrazione dei chatbot è una delle ragioni del sempre maggior successo di Telegram.

Per ricevere ulteriori informazioni riguardo l’integrazione con Telegram o su come collaborare con Heres, contatta i nostri Conversation Designer.

Benvenuta Alice, il chatbot di DPV a supporto delle Field Operations

Quello delle field operations è un mondo tutt’altro che semplice. Lavorare “sul campo”, di qualsiasi campo si tratti, significa dinamismo e capacità di improvvisazione, ma implica quasi sempre una buona dose di fatica fisica e, diciamolo, di scomodità.

Che si tratti di agenti di commercio, supervisori o merchandiser, parliamo sempre di lavorare in piedi o alla guida e di interagire al contempo con clienti, sistemi aziendali e ambiente circostante.

Un assistente virtuale può davvero essere un valido supporto per queste figure, che hanno bisogno di assistenza comoda, veloce, a portata di mano.

Chiaramente dev’essere un’assistente virtuale specificamente progettato per le loro esigenze.

Il progetto DPV è stata per noi l’opportunità di cimentarci con questa sfida.

L’esigenza di DPV

DPV è un’agenzia leader nel settore del field marketing e marketing operativo. Con più di 2.500 merchandiser distribuiti sul territorio nazionale, DPV offre ai brand un presidio completo e capillare dei punti vendita. Per garantire il miglior coordinamento tra le risorse ha sviluppato un’app proprietariaWasabi, che consente ai merchandiser di gestire interamente l’attività al punto vendita, dalla reportistica alle ordinazioni.

Una tanto intensa attività sul territorio ha richiesto sempre più un presidio di assistenza tecnica da un lato e di centro servizi dall’altro, per risolvere tempestivamente le problematiche riscontrate dai merchandiser durante le loro visite.

Analizzando tali problematiche, come era prevedibile, si è scoperto che la grande maggioranza delle occorrenze riguardava un relativamente ristretto numero di casistiche. Le risorse del customer service si trovavano quindi a impiegare gran parte del loro tempo a fornire ai merchandiser le stesse risposte e a compiere operazioni estremamente ripetitive, non potendo investire le energie necessarie nella risoluzione delle problematiche nuove e inaspettate, che più avrebbero richiesto il loro intervento.

Davanti a questo scenario la scelta di dotare il proprio team di un’assistente virtuale è apparsa del tutto naturale. È nata così Alice, l’assistente virtuale di DPV.

L’importanza della multicanalità

Date le specifiche caratteristiche delle field operations una delle scelte maggiormente rilevanti è stata quella dei touchpoint. Gli agenti sul territorio, infatti, gestiscono la loro attività principalmente su tre piattaforme:

  • L’app Wasabi mobile, installata sui tablet e sui telefoni aziendali
  • La piattaforma di messaggistica Telegram
  • La intranet aziendale

La decisione di integrare Alice su tutte queste piattaforme è apparsa quindi la più naturale.

In particolare, la presenza del chatbot su Telegram è quanto più funzionale all’assistenza in mobilità.

Attualmente Alice è già presente su Telegram e sulla intranet aziendale. A breve l’integrazione all’interno di Wasabi: l’interfaccia sarà ottimizzata per una fruizione esclusivamente da smartphone o tablet e per raggiungere una perfetta armonizzazione con l’utilizzo dell’applicazione.

Chatbot per le field operation su telegram per cliente dpv

Come Alice supporta i merchandiser

Sono diversi i modi in cui Alice supporta i merchandiser:

  • Troubleshooting IT: il team di DPV ha mappato tutte le principali casistiche di problemi nell’uso dell’app Wasabi e i flussi di troubleshooting relativi. Heres ha trasformato questi flussi in percorsi conversazionali fluidi e veloci. In primo luogo quindi Alice guida il merchandiser nelle operazioni e nei controlli necessari a risolvere autonomamente il problema. Laddove questo non bastasse, passa la parola ai colleghi umani: se ci sono operatori disponibili al momento della richiesta, questi vengono notificati nel pannello di Live chat della console del chatbot e possono subentrare ad Alice direttamente nel corso della conversazione. Altrimenti Alice procede con la raccolta di tutti i dati necessari ad aprire un ticket completo e ben strutturato, che viene creato sulla piattaforma di Helpdesk interna alla console del chatbot e notificato via email agli operatori.
  • Invio documenti al punto vendita: l’autorizzazione ad accedere ai punti vendita da parte dei mechandiser prevede, come è ovvio, uno scambio di documentazione tra DPV e i punti vendita. Qualora questi documenti non risultino reperibili al momento dell’accesso allo store, si possono creare consistenti ritardi nell’inizio delle attività. È quindi necessario che il recupero della documentazione eventualmente mancante sia quanto più agile e tempestivo. Alice si è rivelata un’ottima soluzione anche a questo problema: riconosciuto il merchandiser, questo non dovrà fare altro che indicarle il codice del punto vendita e i documenti che desidera inviare e Alice procederà in pochi secondi a finalizzare l’operazione.
  • Problemi relativi all’utenza: Alice può inoltrare una richiesta di ricarica relativa alla sim voce o alla sim dati del telefono aziendale dell’utente.
  • Recupero credenziali: connettendosi al profilo di ciascun utente, Alice può recuperare le credenziali di accesso agli altri portali dell’azienda, tra i quali quelli dedicati all’HR.
  • FAQ: Alice può infine rispondere a domande su come usare l’app Wasabi e sul mondo DPV.

Crescere e capitalizzare il know how

Proprio come un collega umano, Alice è ora un membro a tutti gli effetti del team di DPV. A pochi giorni dal suo onboarding possiamo dire che si è integrata con facilità. Ma come per ogni nuova risorsa, la sfida più importante sarà la capacità di Alice di crescere assieme al suo team, rinnovando sé stessa e capitalizzando le competenze acquisite. Per Heres, infatti, il go Live non è mai un punto di arrivo, ma l’inizio della parte più bella del percorso.

Oltre ad aiutare il customer service ad assistere i dipendenti via chat, negli ultimi sei mesi Alice facilita anche la prenotazioni di appuntamenti telefonici oppure presso una delle sedi DPV, grazie all’apertura di segnalazioni contenenti tutte le informazioni utili all’operatore che confermerà l’appuntamento e in seguito lo gestirà l’appuntamento.

Buon viaggio Alice!